Sceneggiata napoletana
Quest’oggi con la mente riposata, facciamo qualche cosa di speciale,
non il solito film demenziale, andiamo ‘mo’ a veder la sceneggiata.
Un tuffo nel folklore
Splendore è un nome che conquista, ma il teatro di splendore non ha niente,
sulla facciata messa un po’ cadente, nomi di attori e attrici in bellavista.
Da anni sono sempre gli stessi
Sono gli anni sessanta o giù di lì: “Lacreme napulitane” è la canzone
che sarà oggetto dell’esternazione, che in genere comincia a mezzodì.
Le trame sono tutte simili
E nella sala c’è parecchia gente, che s’è portata appresso da mangiare;
un’orchestrina si mette poi a provare, chiunque parla e lo fa fortemente.
Un fracasso infernale
S’apre il sipario la musica si sente, e gli attori iniziano il cimento:
La storia parla di un non tradimento, fatto da donna con un malamente.
La signora è stata costretta, ma il marito non lo sa.
La donna ha per figlio una creatura, ed il marito che scopre l’inganno
In un duello ferisce quel malanno: Pensa d’averlo ucciso e sfugge alla cattura.
Come avrà fatto mai?
Lascia la vecchia madre ed il bambino ed in America gli tocca d’emigrare.
Due comici cacagli nel parlare, strappano alla gente qualche risolino.
Lacrime e sorrisi
La partecipazione del pubblico si infiamma, in modo che è del tutto sorprendente,
con improperi contro il malamente, lacrime al figlio e alla vecchia mamma.
Che strilla come un’ossessa : O figlio mio! E’Natale e l’emigrante dalla sua dimora, scrive alla madre una lettera accorata.
Anche se non l’ha ancora perdonata: “Facitila tornà quella signora”
Lei ritorna e chiede perdono: tutto sommato è innocente
La gente piange perché sa al verità. La ferita al guappo era cosa e niente:
sarà ucciso da un altro malamente, per punirlo di una certa infamità.
Così la verità viene a galla
Adesso il nostro eroe può ritornare. Si stringe la famiglia in un abbraccio.
come se fosse stretta dentro un laccio, che non la blocca certo dal cantare.
Musica e canzoni ad altissimo volume. Baci abbracci. Applausi a non finire.
(Non vi nascondo che anche noi ci siamo un pò commossi)
Italo Rappazzo
non il solito film demenziale, andiamo ‘mo’ a veder la sceneggiata.
Un tuffo nel folklore
Splendore è un nome che conquista, ma il teatro di splendore non ha niente,
sulla facciata messa un po’ cadente, nomi di attori e attrici in bellavista.
Da anni sono sempre gli stessi
Sono gli anni sessanta o giù di lì: “Lacreme napulitane” è la canzone
che sarà oggetto dell’esternazione, che in genere comincia a mezzodì.
Le trame sono tutte simili
E nella sala c’è parecchia gente, che s’è portata appresso da mangiare;
un’orchestrina si mette poi a provare, chiunque parla e lo fa fortemente.
Un fracasso infernale
S’apre il sipario la musica si sente, e gli attori iniziano il cimento:
La storia parla di un non tradimento, fatto da donna con un malamente.
La signora è stata costretta, ma il marito non lo sa.
La donna ha per figlio una creatura, ed il marito che scopre l’inganno
In un duello ferisce quel malanno: Pensa d’averlo ucciso e sfugge alla cattura.
Come avrà fatto mai?
Lascia la vecchia madre ed il bambino ed in America gli tocca d’emigrare.
Due comici cacagli nel parlare, strappano alla gente qualche risolino.
Lacrime e sorrisi
La partecipazione del pubblico si infiamma, in modo che è del tutto sorprendente,
con improperi contro il malamente, lacrime al figlio e alla vecchia mamma.
Che strilla come un’ossessa : O figlio mio! E’Natale e l’emigrante dalla sua dimora, scrive alla madre una lettera accorata.
Anche se non l’ha ancora perdonata: “Facitila tornà quella signora”
Lei ritorna e chiede perdono: tutto sommato è innocente
La gente piange perché sa al verità. La ferita al guappo era cosa e niente:
sarà ucciso da un altro malamente, per punirlo di una certa infamità.
Così la verità viene a galla
Adesso il nostro eroe può ritornare. Si stringe la famiglia in un abbraccio.
come se fosse stretta dentro un laccio, che non la blocca certo dal cantare.
Musica e canzoni ad altissimo volume. Baci abbracci. Applausi a non finire.
(Non vi nascondo che anche noi ci siamo un pò commossi)
Italo Rappazzo