Natale a Messina
Fine anni ‘40
Il mattino
Povero Natale di tanti anni fa,
quando nelle prime ore del mattino,
inerpicato sopra un seggiolino,
“ u ciaramiddaru” con abilità
suonava un’aria piena di bontà
che usciva dalla pelle di un caprino.
Il mio presepe si gustava il canto,
con i pastori fatti con il gesso,
da me arrangiati in modo un po’ dimesso,
la Madonnina con l’azzurro manto;
l’asino e il bue messi lì daccanto
e San Giuseppe posto sull’ingresso.
Anche il Bambino era di mia mano
e pitturato in rosa d’acquerello,
ma non per questo era meno bello
di quello fatto da un pittor toscano;
le pecorelle sparse per il piano,
i tre re magi con un sol cammello.
Facevo i monti con una coperta,
cosparsa con dell’erba decembrina,
che odorava di muschio e borracina.
Qualche candela, dalla luce incerta,
illuminava sulla Grotta aperta
la neve fatta con della farina.
Poi quando era finita la suonata
al pastore si offriva un bicchierino
o di rosolio oppure di buon vino.
Così bevendo, a fine mattinata,
dopo aver fatto da ognuno una trincata,
mutava tutto quanto il concertino.
Lo “Scendi dalle stelle”, là per là,
lui lo scambiava molto volentieri,
con la marcetta dei baldi bersaglieri.
Ricco Natale di tant’anni fa,
pieno d’amore e tanta ingenuità
sei nel ricordo come fosse ieri!
Italo Rappazzo
quando nelle prime ore del mattino,
inerpicato sopra un seggiolino,
“ u ciaramiddaru” con abilità
suonava un’aria piena di bontà
che usciva dalla pelle di un caprino.
Il mio presepe si gustava il canto,
con i pastori fatti con il gesso,
da me arrangiati in modo un po’ dimesso,
la Madonnina con l’azzurro manto;
l’asino e il bue messi lì daccanto
e San Giuseppe posto sull’ingresso.
Anche il Bambino era di mia mano
e pitturato in rosa d’acquerello,
ma non per questo era meno bello
di quello fatto da un pittor toscano;
le pecorelle sparse per il piano,
i tre re magi con un sol cammello.
Facevo i monti con una coperta,
cosparsa con dell’erba decembrina,
che odorava di muschio e borracina.
Qualche candela, dalla luce incerta,
illuminava sulla Grotta aperta
la neve fatta con della farina.
Poi quando era finita la suonata
al pastore si offriva un bicchierino
o di rosolio oppure di buon vino.
Così bevendo, a fine mattinata,
dopo aver fatto da ognuno una trincata,
mutava tutto quanto il concertino.
Lo “Scendi dalle stelle”, là per là,
lui lo scambiava molto volentieri,
con la marcetta dei baldi bersaglieri.
Ricco Natale di tant’anni fa,
pieno d’amore e tanta ingenuità
sei nel ricordo come fosse ieri!
Italo Rappazzo