Natale a Messina
Fine anni ‘40
La sera della Vigilia – La messa di mezzanotte
La sera di Vigilia era occasione
di preparare una gran mangiata,
fatta tutta di roba prelibata
e di cibi secondo tradizione.
Si mostravano sopra un tavolone
ed invitavano a farci un’abbuffata.
Fichi secchi incannati incandescenti,
“partualli”, sorbe e mandarini,
mandorle , mostarda, noci e nocciolini,
vino cotto per i meno prudenti,
torrone duro da far cadere i denti,
grossi pitoni, biscotti e biscottini.
A fine cena tutti lì a giocare:
la tombola era sempre declamata,
il sette e mezzo chiudeva la serata:
piccole somme c’era da puntare.
Qualcuno stava sempre ad imbrogliare
con la sua Matta che aveva ben celata.
Suonavano le campane sul più bello
dal vicino tempio dell’Immacolata,
si finiva di far quella giocata
addio ambi, quaterne e settebello.
Con il cappotto sciarpa ed il cappello
si andava a sentir Messa cantata.
La chiesa era un tripudio di colore
di lampadine poste fin lassù;
dentro ad un cesto c’era il Buon Gesù,
messo là in alto sull’altar maggiore;
musica e coro con un bel tenore
che dava sfoggio della sua virtù.
Per il lento rifluire del sermone,
per le nenie cullanti che suonavano
tutti i bambini che allor si appisolavano
erano portati in grembo in processione.
Molto era il freddo, il sonno e le persone
per la fatica non reggevan più,
vicino casa lor se la squagliavano,
lasciando prete, banda e il Buon Gesù.
Italo Rappazzo
di preparare una gran mangiata,
fatta tutta di roba prelibata
e di cibi secondo tradizione.
Si mostravano sopra un tavolone
ed invitavano a farci un’abbuffata.
Fichi secchi incannati incandescenti,
“partualli”, sorbe e mandarini,
mandorle , mostarda, noci e nocciolini,
vino cotto per i meno prudenti,
torrone duro da far cadere i denti,
grossi pitoni, biscotti e biscottini.
A fine cena tutti lì a giocare:
la tombola era sempre declamata,
il sette e mezzo chiudeva la serata:
piccole somme c’era da puntare.
Qualcuno stava sempre ad imbrogliare
con la sua Matta che aveva ben celata.
Suonavano le campane sul più bello
dal vicino tempio dell’Immacolata,
si finiva di far quella giocata
addio ambi, quaterne e settebello.
Con il cappotto sciarpa ed il cappello
si andava a sentir Messa cantata.
La chiesa era un tripudio di colore
di lampadine poste fin lassù;
dentro ad un cesto c’era il Buon Gesù,
messo là in alto sull’altar maggiore;
musica e coro con un bel tenore
che dava sfoggio della sua virtù.
Per il lento rifluire del sermone,
per le nenie cullanti che suonavano
tutti i bambini che allor si appisolavano
erano portati in grembo in processione.
Molto era il freddo, il sonno e le persone
per la fatica non reggevan più,
vicino casa lor se la squagliavano,
lasciando prete, banda e il Buon Gesù.
Italo Rappazzo